sabato 6 febbraio 2016

#5 Sweden sweet Sweden!





Che fossi una pessima blogger penso si fosse capito, ma ho intenzione di rimediare con un luuuuunghissimo post in cui vi racconterò tutte le mie vicessitudini degli ultimi due mesi.


C'è sicuramente da dire che per un sacco di tempo non ho sentito nulla da Intercultura, se non quando un paio di settimane fa, mi era stato comunicato che non ero risultata vincitrice di un programma sponsorizzato da INPS.
Dovete sapere infatti, che quando compilate il vostro fascicolo online, dovrete fare liste diverse di preferenze di paesi per ogni borsa di studio per cui concorrete: io concorrevo per quella di Intercultura (a cui concorrerà chiunque si iscriva con loro), con una borsa parziale INPS e una borsa fornita da una Cassa rurale della mia regione che avrebbe coperto tutte le spese, ma sarebbe stata molto difficile da vincere dato che ce n'erano solo 6 in tutto il Trentino.
Verso la fine di gennaio circa, sono uscite le graduatorie per le borse INPS (che non so esattamente chi sia questo famoso INPS, ma ne avrei avuto diritto visto che mia mamma è inscritta ad una qualche lista o qualcosa del genere): le borse in questione a disposizione erano 850, ma io ero circa 1000. Sperare che duecento persone si ritirassero, era decisamente fuori discussione. In quel momento la mia speranza di partire con Intercultura è scemata, mi ero quasi rassegnata a dover trovare un altro modo per partire e abbandonare il sogno di andare con AFS e cioè in un posto che avrebbe potuto essere in Europa come dall'altra parte del mondo.
I miei mi avevano proposto di concorrere per una borsa sponsorizzata dalla Regione, mentre aspettavo di sapere qualcos'altro da Intercultura o dalla Cassa di risparmio, e qualche giorno prima di cominciare a compilare carte varie, cercare documenti e rincorrere i professori per chiedere una lettera di raccomandazione, il 3 febbraio c'è stata una svolta.


Era il 3 gennaio sera, un mercoledì (me lo ricordo perché il giorno dopo avevo un'interrogazione e in ogni caso, è stato tre giorni fa ahaah), e mi stavo preparando per entrare nella doccia. Stavo cambiando canzone sul cellulare quando mi è arrivata una notifica dalla Fondazione Caritro (la Cassa di Risparmio) in cui mi comunicava il risultato del concorso. Sono entrata nel panico. Avevo il terrore di rimanere delusa, e mentre aprivo il file allegato, dentro di me mi stavo urlando di non farmi aspettative perché quasi sicuramente non avrei vinto un bel niente.
Poi è successo tutto in un secondo.
Ho letto quel "cara Bianca", e dopo due righe, scritto in grassetto, c'era scritto "FRANCIA". Prima ancora di leggere con calma la mail e di pensare razionalmente, ho fatto un urlo come ne andasse della mia vita e sono corsa in cucina, dove i miei erano visibilmente spaventati. Ho cercato di dire che forse avevo vinto una borsa di studio, ma prima di riuscire a mettere insieme due parole sono scoppiata a piangere. I miei erano increduli. Prima di gasarsi, hanno letto dal cellulare la comunicazione, e per essere certi al cento per cento che non fosse uno sbaglio o qualcosa del genere, siamo andati a controllare anche sul computer. Non c'era nessun dubbio: la mail era arrivata a me con tanto di intestazione, firma del presidente e i complimenti. Ho passato la serata a piangere, così incredula da non riuscire nemmeno a mettere a fuoco il fatto che sarei partita.
Vincere questa borsa di studio era stato sin dall'inizio qualcosa di altamente improbabile, a cui avevo scelto di concorrere perché "non si sa mai". Sapere di essere stata la destinataria mi ha fatto scoppiare, mi sono messa a piangere come non mai e per la prima volta dall'inizio di quest'avventura con Intercultura, mi sono resa conto di quanto in realtà volessi partire. Ho scaricato tutta la tensione e la paura che avevo di non partire, e per quella sera e i due giorni dopo ho vissuto sulle nuvole. Il sogno si era avverato: sarei partita per un anno, senza pesare affatto economicamente sulle spalle dei miei, visto che la borsa avrebbe coperto tutte le spese, e sarei tornata con una lingua in più. Mi ero fatta tutti i film mentali possibili e immaginabili (d'altronde, chi non lo farebbe?;)) riguardo alla Francia, l'avevo detto a tutti i miei parenti e amici, l'avevo pubblicato su tutti i social. Il fatto di partire per la Francia, che era la mia sesta preferenza su otto, non mi pesava affatto, anzi. Ero solo felice di partire.

Ieri sera invece, mentre ero a fare la spesa con mio padre, ansiosa di tornare a casa per studiare per la prova di storia di questa mattina, vedo le notifiche di due email. Vado a controllare, e vedendo che erano di Intercultura, mi sono immaginata che fossero la conferma della partenza per la Francia e della borsa di studio. Nella prima email dicevano di accedere con il proprio numero di matricola al sito dove erano comuncate le varie vincite, e prima di andare a controllare, ho letto la seconda. In quest'ultima mi stavano praticamente dicendo che avevo vinto qualcosa(anche se non hanno ben specificato quale programma) e mi davano le varie informazioni per i passi successivi, quindi giusto per sicurezza sono andata sul sito, giusto per la soddisfazione di vedere scritto "vincitore per un programma annuale in Francia interamente sovvenzionato da...."
Non immaginate quindi la mia sopresa, quando al posto di "Francia" ho letto "Svezia". Sono rimasta pietrificata. Ho subito pensato ad un errore, e appena sono tornata a casa ho controllato sul mio fascicolo online i documenti che erano stati caricati recentemente da Intercultura e non c'era dubbio, i documenti erano tutti pronti per la partenza per la Svezia. Ho subito scritto ai volontari della mia zona per dei chiarimenti, e mi hanno risposto dicendo che si, in realtà avevo vinto un programma annuale in Svezia e che la Fondazione aveva fatto un errore.
I miei film mentali sulla Francia sono quindi andati in fumo. Non sono scoppiata piangere, ero solo incredula e speechless. Inizialmente mi sono subito pentita di aver messo la Svezia come terza preferenza. Cosa mi aveva spinta ad andare in un paese di cui non sapevo una parola della lingua? Ero diventata improvvisamente scema? Naturalmente pensare di studiare per la verifica di storia non mi è neanche passato per la testa (e quindi oggi sono rimasta a casa *-*). Prima di poter veramente realizzare che sarei andata in Svezia, abbiamo stampato moduli vari e cominciati a compilarli. Dovrò fare richiesta per un passaporto, mandare moduli alla sede centrale italiana AFS e nei prossimi mesi parteciperò agli incontri di preparazione.
Questa mattina con mia mamma ho guardato dei video di un'italiana, che vive in Svezia, che insegnava le basi dello svedese. Impararlo non sarò facile, non quanto il finlandese di sicuro, ma mi è parso di capire che grammaticalmente parlando non deve essere troppo difficile ed è un mix tra inglese e tedesco. Per ora non sono ancora riuscita a farmi dei veri film mentali, ma sono certa che nei prossimi mesi non farò altro.
Non vedo l'ora di trovarmi in una casetta immersa nei boschi e coperta di neve.

Per qualsiasi chiarimento, non fatevi scrupoli a scrivermi, mi raccomando!




Un abbraccio e a prestooooo
una Bianca ansiosa di andare in Svezia


La Svezia è anche il paese di Pippi Calzelunghe! (I've just realized)


sabato 5 dicembre 2015

#4 Ci sono ancora!

Hello there!
Come state? Tutto regolare? Io più o meno sì, ci si avvicina alla fine del quadrimestre e secondo i miei calcoli solo altre due verifiche. Tra l'altro facciamo il ponte dell'Immacolata quindi la prossima settimana è sicuramente senza stress:))

Allora, non è successo niente di particolarmente significativo ultimamente, ma volevo solo farmi viva per non farvi credere che fossi morta o in stato di coma vegetativo.

.......
Mi è appena tornato in mente che in realtà mi hanno detto che ho ufficialmente superato il colloquio individuale e l'unica prova che mi aspetta ora è il colloquio in famiglia!

Oook, dopo questo sprazzo di gioia vi devo dire come sono andate realmente le cose. 
Avendo il mio telefono la memoria interna uguale a quella di un criceto, le mail non mi arrivano direttamente ma devo entrare nell'applicazione di gmail e aggiornare, cosa che senz'altro non faccio tutti i giorni. Ero a scuola, mio papà scrive sul gruppo della famiglia un "clap clap" (le manine che applaudiscono per capirci) e mia mamma mi dice "controlla l'email;)". Sono tornata a casa di volata dopo scuola, ho acceso il computer, che naturalmente ci ha messo una vita, dato che è scientificamente provato che ogni volta che qualcosa ti serve urgentemente, senza dubbio ci metterà tre anni più del solito a mettersi in funzione, e ho trovato la mail di Intercultura che diceva che avevo passato il colloquio individuale e ora la seconda parte della selezione consisteva nel colloquio in famiglia.
Non avrei mai pensato che una notizia del genere potesse rendermi così felice: avevo il terrore di non essere passata, anche se poi ho ben capito che questo step l'hanno passato praticamente tutti, a parte quelli che al test psicologico hanno detto di sentire le voci (e vi garantisco che ci sono stati!)

Ho quindi continuato la mia vita which is nothing special, sentendomi un passetto sempre più vicina alla partenza. Ho compilato moduli vari, la lettera di presentazione per la famiglia e cercato nei meandri degli archivi del computer e del telefono delle foto decenti da poter mandare, e ho praticamente costretto mia sorella a farmi un servizio fotografico per poi caricarlo sul sito di AFS (sono decisamente brava con i ricatti).
Il passo più difficile è stato quello per la scelta dei paesi di destinazione, e alla fine ecco qui la lista:
  • Canada
  • USA
  • Svezia
  • Irlanda
  • Norvegia
  • Sudafrica
  • Francia
  • Honduras
  • Argentina
Mi sarebbe piaciuto mettere più in alto il Sudafrica, ma i miei erano particolarmente preoccupati per le tensioni sociali a causa dell'apartheid e questioni varie, quindi ho deciso di metterla più in basso, ma sicuramente non di toglierla. L'Argentina è un po' l'ultima spiaggia, visto che non so una parola di spagnolo, ma ne ho sentito parlare veramente bene e sicuramente provare non nuoce.

Domenica scorsa ho fatto l'esame di inglese che serve per poter accedere ad alcuni programmi che lo richiedono (USA, Honduras, Thailandia e India) ed era assolutamente fattibile, se non addirittura banale, quindi se dovete farlo, non preoccupatevi affatto.
Abbiamo organizzato il colloquio in famiglia per mercoledì prossimo, e spero tanto che mio padre non scenda la scale con un perizoma e il tacco dodici come mi ha promesso (ho dei genitori seri, sisi). Sempre che i volontari di Trento ci trovino, visto che abitiamo in un paese imbucato e dimenticato da tutti (forse dimenticato non è la parola giusta, visto che il 90% della popolazione del mio comune non sa nemmeno della sua esistenza).

Mi rifarò sentire a breve, un sacco di notizie sono in arrivo!
Un abbraccio e a presto, ciao ciao

Quando stai per vivere il giorno più bello della tua vita, non sai che sarà il più bello finché non lo diventa

P.S. Volevo concludere in bellezza con questa frase che sta letteralmente diventando il mio motto

domenica 22 novembre 2015

#3 Colloquio individuale

Ciao a tutti! Come state?
Io sono sempre più in fermento con l'organizzazione dell'anno all'estero e sto pian piano entrando nell'ottica che, se dovessero prendermi, tra meno di un anno sarà chissà dove in qualche parte del mondo. Incredibile, eh?

Oggi volevo raccontarvi soprattutto del colloquio individuale che ho fatto ieri con i volontari di Intercultura, per fare in modo che loro potessero conoscermi meglio, sentirmi parlare, spiegare le ragioni per cui avevo scelto determinati Paesi, ma mi hanno fatto tantissime domande anche sulla mia famiglia.

Quando sono arrivata nella sede dei volontari di Trento, ero veramente agitata. Era come dover andare a fare una verifica senza aver nemmeno aperto il libro. Alle attività di gruppo mi avevano detto che il colloquio sarebbe stata una chiacchierata molto informale e tranquilla, ma se non fossi stata agitata mi sarei seriamente preoccupata ahah
All'ingresso mi ha accolto un volontario che avevo già incrociato altre volte e a cui avevamo fatto varie domande, ed è riuscito subito a mettermi a mio agio e mi ha portata in un corridoio (la sede era un labirinto!) dove siamo stati circa un quarto d'ora seduti su un divano a chiacchierare del test e delle attività di gruppo che avevo fatto, mi ha chiesto cosa ne pensassi e poi abbiamo discusso brevemente dei Paesi che avevo scelto. Mi ero preparata il discorso del perché volessi partire, e quindi ho potuto farne sfoggio ed ero veramente fiera di me perché mi è venuto fuori del tutto naturale ahah
Ho passato quasi i tre giorni prima ad arrovellarmi sul trovare delle motivazioni convincenti, o in qualche modo a riuscire ad esprimere a parole quello che sentivo dentro, e sono arrivata alla frase "all'estero sarò da sola quasi in tutto e per tutto: avrò la possibilità di vedere quali sono i miei limiti, se li posso superare o no, e voglio in qualche modo poter conoscere me stessa. In Italia ho sempre potuto agire in modo da non dover nemmeno sfiorare i miei limiti, perché ero facilitata forse dalla lingua, forse dai miei genitori, forse dai miei amici. All'estero dovrò parlare una lingua che non mi appartiene, e gestirmi tutte le situazioni possibili e immaginabili da sola: penso che i miei limiti li troverò eccome".
Ho quindi potuto esprimere tutta la mia vena poetica (che però è veramente quello che penso ahha), e date le domande di Andrea (il volontario), ero quasi sicura che il colloquio me lo stesse facendo lui. Invece abbiamo sentito aprirsi la porta dove facevano i colloqui e ne è uscita una mia carissima amica, e abbiamo potuto scambiarci due parole prima che mi chiamassero. Mi ha subito tranquillizzata, mi ha detto che era una chiacchierata tutta focalizzata su di me, su cosa faccio nella vita, sui miei interessi e quindi quando mi hanno detto che potevo entrare, mi sono schiarita la voce e sono entrata con il mio miglior sorriso, un po' più tranquilla.

L'aula era minuscola, c'erano due tavoli attaccati tra loro, e da una parte c'ero io, dall'altra i tre membri della commissione: un signore sulla settantina e due ragazze sui vent'anni. Si sono presentati subito, mi hanno raccontato dove erano stati con Intercultura e mi hanno offerto delle caramelle e dell'uva. L'atmosfera era leggera, abbiamo fatto battute e chiacchierato allegramente, anche se avevo come l'impressione di star dicendo qualcosa di sbagliato. Infatti la ragazza che conduceva il colloquio (visto che l'altra prendeva solo appunti e il signore interveniva ogni tanto), qualche volta guardava in modo strano Andrea, ed ero nella situazione di non saper davvero cosa dire, perché insomma, non era un colloquio a cui mi sarei potuta preparare! Non c'erano risposte giuste o sbagliate, almeno credo: il candidato doveva rispondere il più sinceramente possibile, e non so in base a cosa determinassero la mia idoneità.
Sono rimasta dentro circa cinquanta minuti a parlare ininterrottamente e a rispondere alle domande più disparate: parlare del mio rapporto con i famigliari, del mio gruppo di amici, della scuola, di film e libri che mi piacciono, se leggo i giornali, di definirmi con tre aggettivi, di quali sarebbero state le cose che più mi avrebbero messo in difficoltà all'estero e infine abbiamo discusso dei Paesi che avevo messo tra le preferenze. Ci sono state altre 6419 domande che non mi ricordo, ma nel complesso è stato molto tranquillo.
Quando sono uscita avevo questa sensazione un po' strana, ero quasi certa che non mi avrebbero presa, ma a distanza di quindici ore ci sto un po' ripensando. La seconda fase della selezione adesso sta nella visita che verranno a fare i volontari a casa mia, incontreranno i miei genitori e i miei fratelli, e poi ci sarà l'esame di inglese, ma per quello non sono affatto preoccupata.

Che dire, devo ancora cominciare a scrivere la lettera di presentazione perché sto ancora raccogliendo un po' di idee e pensieri. Sono a buon punto con la compilazione dei moduli della scuola e del medico, quindi sono ancora tranquilla.

Un abbraccio e alla prossima settimana con gli sviluppi!

Bianca

domenica 15 novembre 2015

#2 Colloquio psico-attitudinale e attività di gruppo

Rieccoci! 
Oggi voglio parlare nei dettagli di quello che ho dovuto fare una volta iscritta ufficialmente a Intercultura, quindi molto probabilmente se non sei interessato a candidarti con quest'associazione, ti consiglio direttamente di passare al prossimo post:)

Una volta iscritto online a Intercultura, attraverso un sito che si chiama AFS dove ti chiedono informazioni personali (le solite durante un'iscrizione: nome, cognome, data di nascita, indirizzo e potrei andare avanti per tre ore), ti spedisono una mail in cui ti dicono che la tua iscrizione è stata accettata e ti fanno compilare altri moduli (sempre online che si sbloccano una volta iscritto).  
In questi devi caricare la pagella dei tuoi anni precedenti, le carte d'identità dei tuoi genitori, una tua foto e rispondere a delle domande personali, per esempio ti chiedono di descriverti, parlare del tuo carattere e del tuo rapporto con i familiari, se hai mai viaggiato all'estero e cosa ti aspetti da Intercultura. Bisogna inviare tassativamente questo fascicolo online entro la data del colloquio, che ti viene inviata in una mail appena dopo la tua iscrizione. Questo fascicolo è importante ma solo relativamente, perché serve a quelli della commissione del colloquio a conoscerti e non per venire giudicato su base nazionale, non ancora almeno:)

Nella mail di cui ti ho parlato prima, inoltre, ti dicono anche la data del colloquio psico-attitudinale, quella delle attività di gruppo e quella del colloquio individuale. 

Ieri sono andata a fare il colloquio psico-attitudinale, che era difficile da prendere con serietà perché c'erano delle domande talmente ridicole che non sapevi come reagire. Ci hanno divisi in vari gruppi (in base all'orario di arrivo) e ci hanno consegnato una busta in cui c'era un righello, due fogli bianchi, una tratto-pen, un libretto con i quesiti, tre fogli già pronti per rispondere alle domande e dei codici a barre. 
Abbiamo cominciato disegnando un albero a frutto (che potrebbe seriamente compromettere la mia partenza visto il mio talento innato nel disegnare) e poi abbiamo comcinato il test vero e proprio. Nella prima parte c'erano delle domande vero/falso che ci chiedevano di noi, se per caso sentiamo delle cose che gli altri non sentono, se vogliamo bene ai nostri genitori, se abbiamo gli incubi e altre domande simili (ci siamo fatti le meglio risate, veramente ahahah). Nella seconda parte invece ci chiedevano se ci piace il nostro corpo, se ci abbuffiamo, se pensiamo spesso alla dieta e quello che mi è rimasto più impresso è se ci piace la forma del nostro sedere. Se in questo momento state ridendo, vi capisco.
Nella terza e ultima parte, invece, ci facevano domande varie sulle emozioni, e dato che le risposte erano da dare su un foglio di risposte tipo PET, a un certo punto mi sono cominciati 
a girare gli occhi e ho confuso qualche crocetta, quindi se dovessero prendermi per una squilibrata, non me ne sorprenderei troppo. Preparatevi quindi a 68426842 domande che vi faranno chiedere che cavolo ci state a fare lì, e dotatevi di taanta pazienza.

Al termine del test, ci hanno raggruppati tutti nuovamente insieme e ci hanno distribuito dei cataloghi "Paese che vai, usanza che trovi", dove sono descritti nel dettaglio i paesi in concorso con testimonianze e informazioni di ogni genere.

A questo punto la prima parte del programma è finita e siamo diventati ufficialmente dei possibili Exchange Student.

Ci hanno dato anche un fascicolo, che serve a stipulare un vero e proprio contratto tra noi e Intercultura. Ci sono da compilare milioni di moduli con informazioni di tutti i generi, sopratutto per poter accedere alle borse di studio. Ci hanno anche detto che a breve sul sito AFS verranno sbloccati dei nuovi contenuti che dobbiamo compilare assolutamente entro il 6 dicembre, in inglese, con l'aggiunta dei voti che abbiamo attualmente a scuola (firmati e controfirmati da un insegnante) e un certificato medico. Questo fascicolo è la nostra carta d'identia livello nazionale che ci permette di essere inseriti nella graduatoria ed è anche la nostra presentazione per la nostra host-family

Oggi invece ho partecipato alle famose "attività di gruppo", che si svolgevano in gruppi di circa dodici persone.  Ci hanno detto espressamente di non dire a nessuno cosa abbiamo fatto nel dettaglio per non rovinare la sorpresa, ma ti posso garantire che è stata una chiacchierata tranquillissima, divertente e ci ha fatto sentire ancora di più parte del programma. 
  
 Il 21 novembre ho il colloquio individuale, in cui mi analizzeranno come una cavia e dovrò quindi prepararmi il discorso del perché voglio partire ahah dopo quello, devo sostenere un esame di inglese (del livello circa A2-B1), che devono fare i ragazzi che hanno chiesto di partire per gli USA, per l'Honduras, per l'India e un paese che non ricordo.
Fatto quello, finirò di compilare il fascicolo online e, cosa più importante, dovrò scrivere la mia lista di preferenza per gli stati. Sono ancora abbastanza indirizzata verso il Canada (nonostante il programma annuale sia solo in quello francofono, spero di finire in una famiglia francese che parli bene anche l'inglese, in modo da poter fare 2 in 1). Voglio anche inserire USA, Sudafrica e forse anche un paese del nord (Svezia o Norvegia). Sono davvero ancora molto indecisa su questi ultimi, e voglio parlarne con i volontari durante il colloquio per capire cosa veramente voglio fare.

A questo punto devo decidere se partire con Intercultura e correre il rischio di non andare nei Paesi dove vorrei andare, oppure andare con un'altra associazione e andare dove voglio. Devo ancora pensarci, ma non posso metterci troppo visto che mi diranno se ho vinto un posto con Intercultura alla fine di febbraio, e il termine di iscrizione per le altre associazioni è verso gennaio. 

 Vi farò sicuramente sapere com'è andato il colloquio e l'esame di inglese, spero di essere stata anche di minimo aiuto per voi. Fatemi sapere cosa avete in mente di fare voi per il vostro anno all'estero.

Un abbraccio, Bianca 

PS: Se vi doveste star chiedendo il motivo di questo blog, dire che ho deciso di cominciarne uno per aiutare i nuovi Exchange Students indecisi sulle associazioni a cui rivolgersi o vogliono poter sapere nei dettagli le emozioni che uno studente all'estero prova o che cosa combina, ma soprattutto per potermi ricordare per sempre di quest'esperienza che andrà ad essere una delle più importanti delle mia vita.  

lunedì 2 novembre 2015

#1 Riordinare le idee

Ciao! Mi chiamo Bianca, ho quindici anni e sto cominciando a organizzare le idee per il mio quarto anno all'estero. Frequento un liceo scientifico piuttosto impegnativo a Trento e fino a circa una settimana fa, ero certa di passare un solo semestre all'estero: non volevo perdermi troppa scuola in Italia per non aver problemi a recuperare e avevo sentito anche dire che la quarta liceo era la più bella di tutte. Non volevo perdermi un intero anno del mio liceo per qualcosa che in fondo mi serviva solo in parte. Parlerò anche di questo.
Fare l'anno all'estero è sempre stato qualcosa che avrei fatto, non c'erano storie, i miei soprattutto erano quelli a insistere. E poi vabè, la voglia di imparare l'inglese e vivere nuove esperienze c'è sempre stata.
Quando sono andata all'incontro di Intercultura non ero ancora sicura di niente: tra i miei desideri principali c'era quello di andare in Canada, per poter imparare l'inglese e frequentare una scuola di buon livello in modo da non perdere troppo una volta tornata in Ialia. Dopo l'incontro è tutto cambiato: ho parlato con una ragazza che aveva passato un anno in Giappone senza sapere una parola, e mi sono resa conto che in fondo oltre all'imparare la lingua dovevo anche sfruttare l'opportunità e godermi l'esperienza. 
Mi viene quindi il trip di inserire tra le preferenze anche un paese del nord Europa (ovviamente il tutto per via teorica, la vera iscrizione l'ho fatta solo ieri, ma ne parlerò più avanti), oltre a Germania, Honduras e Cile tra i più improbabili. 
Io e mia mamma siamo andate a parlare con un ragazzo, figlio di una sua amica, che ha trascorso un anno in Russia con Intercultura e ci siamo fatte raccontare un po' in generale di quello che aveva sperimentato. Era più che felice, ma in famiglia non si era trovato troppo bene. Tra l'altro ci ha raccontato, ma questo chiaramente non c'entra nulla con Intercultura, di un ragazzo che nella sua host-family era talmente antipatico al suo host-brother, che questo gli ha dato fuoco alla camera mentre lui era dentro. Terrificante. 
Vabé, torno a casa felice e contenta, sempre più convinta di iscrivermi ad Intercultura, se non fino a quando mi arriva il messaggio vocale della mia migliore amica che mi chiede perché vado con Intercultura, visto che la mia priorità è la lingua e che con quell'associazione rischio di non finire in un paese anglofono. Aveva ragione. Allora ho tirato fuori tutti i cataloghi delle associazioni che ci avevano dato a scuola, in particolare quello di YouAbroad e di Talk Business, che durante una breve presentazione erano quelle che ci avevano colpito di più, e ricominciato a studiarli tutti da capo.
C'è sicuramente da dire che senza borse di studio, il mio viaggio all'estero senz'altro sarà infattibile, e soprattutto a mia mamma piaceva Intercultura perché permetteva di averne alcune veramente valide. Ma dato che ci sono borse di studio anche regionali, abbiamo deciso, dopo lunghe riflessioni (!), di iscrivermi inizialmente al colloquio con Intercultura (visto che il termine per le iscrizioni è il 10 novembre), vedere un po' cosa mi dicono, anche perché dovrebbero un minimo aiutarmi nella scelta di luogo e durata, e nel caso dovessi finire in un posto sperduto dove manco si parla inglese, concorrerei al bando per le borse di studio regionali e partirei con YouAbroad.
Con Intercultura un anno in Canada è infattibile, visto che il Canada di un anno è solo quello francofono, quindi in caso si tratterebbe di andare in USA oppure in Sudafrica. Se nessuna di queste due possibilità fosse realizzabile, allora partirei direttamente con YouAbroad per il Canada o gli USA, e in casi estremi con Talk Business per UK e Irlanda. 

Parliamo della pre-iscrizione:
Una volta inseriti i dati nel sito di Intercultura e fatto il pagamento per il colloquio, mi hanno detto subito l'ora del colloquio individuale e dei moduli da compilare online in cui devo presentarmi, parlare di me, della famiglia, attività sportive eccetera. Tra l'altro, devo inserire anche i paesi di preferenza, ma aspetto di farlo ancora per qualche giorno perché voglio essere sicura cento per cento. Se poi voglio concorrere per i concorsi di paesi dove si parla inglese, devo sostenere un esame per verificare di avere un livello minimo. Non sono preoccupata per l'esame, ma molto di più per il colloquio, visto che dire che voglio andare con loro in un paese solo per imparare la lingua è come bestemmiare ahah

Sono così paurosa a compilare i moduli e dire per quanto voglio stare via, anche perché ho letto dei blog di due ragazze Exchange (se vi interessano, sono questo e questo), di cui una diceva che un anno era troppo lungo, e dopo quattro mesi avrebbe voluto aver deciso di rimanere per sei invece che per dieci. Diceva anche che la scuola americana (dove stava lei), era totalmente diversa da quella italiana, e aveva l'impressione di non fare nulla e di perdere solo tempo, visto che ormai l'inglese l'aveva imparato eccome. 
Però penso che se decidessi di partire per sei mesi, sicuramente in futuro me ne pentirei, e comunque tornare alla scuola italiana a gennaio dopo aver perso sei mesi e doversi rimettere al passo sarebbe una missione suicida. E anche se dovessi aver difficoltà a recuperare l'estate del mio ritorno, non importa: la vita è una e devo viverla senza dovermi preoccupare di riuscire sempre ad avere ottimi voti e riuscire in tutto senza un minimo di sforzo. Se uscirò dalla maturità con un voto basso non importerà: la mia esperienza l'ho fatta e nessuno può togliermi quello che ho vissuto e imparato. 
Avevo paura di partire per  sei mesi per perdermi troppo di quello che avrebbero vissuto i miei compagni senza di me, ma ho capito anche che quello che perderò in Italia lo guadagnerò all'estero, trovando una seconda famiglia, nuovi amici, guadagnando l'autonomia, imparando una nuova lingua, una nuova cultura, un nuovo modo di vivere e di pensare. Potrò staccarmi per un anno da questa realtà quotidiana che sta cominciando lentamente a sembrarmi monotona e ripetitiva, per poi tornare e apprezzare ogni piccola cosa che mi ero lasciata indietro. Pentirmi di essere partita per un anno invece di un semestre solo, succederà solo una volta arrivata nel mio host-country, e tutto quello che posso fare per ora è solo fantasticare su quanto sarà bello, aver paura di lasciare per un anno la mia famiglia, pensare a come sarà senza qualcuno che mi conosce come il palmo della sua mano e dover finalmente affrontare la mia vita e la me stessa che tante volte tendo a nascondere e seppellire. 
In questo viaggio voglio trovare me stessa, voglio trovare quello che sono e quello che voglio fare, voglio sentire sulla mia pelle cosa vuol dire essere da soli in una realtà che non ci appartiene. 
Ma alla fine, sono solo dall'altra parte del mondo no?

Bianca



I sogni muoiono solo se muoiono i sognatori