Io sono sempre più in fermento con l'organizzazione dell'anno all'estero e sto pian piano entrando nell'ottica che, se dovessero prendermi, tra meno di un anno sarà chissà dove in qualche parte del mondo. Incredibile, eh?
Oggi volevo raccontarvi soprattutto del colloquio individuale che ho fatto ieri con i volontari di Intercultura, per fare in modo che loro potessero conoscermi meglio, sentirmi parlare, spiegare le ragioni per cui avevo scelto determinati Paesi, ma mi hanno fatto tantissime domande anche sulla mia famiglia.
Quando sono arrivata nella sede dei volontari di Trento, ero veramente agitata. Era come dover andare a fare una verifica senza aver nemmeno aperto il libro. Alle attività di gruppo mi avevano detto che il colloquio sarebbe stata una chiacchierata molto informale e tranquilla, ma se non fossi stata agitata mi sarei seriamente preoccupata ahah
All'ingresso mi ha accolto un volontario che avevo già incrociato altre volte e a cui avevamo fatto varie domande, ed è riuscito subito a mettermi a mio agio e mi ha portata in un corridoio (la sede era un labirinto!) dove siamo stati circa un quarto d'ora seduti su un divano a chiacchierare del test e delle attività di gruppo che avevo fatto, mi ha chiesto cosa ne pensassi e poi abbiamo discusso brevemente dei Paesi che avevo scelto. Mi ero preparata il discorso del perché volessi partire, e quindi ho potuto farne sfoggio ed ero veramente fiera di me perché mi è venuto fuori del tutto naturale ahah
Ho passato quasi i tre giorni prima ad arrovellarmi sul trovare delle motivazioni convincenti, o in qualche modo a riuscire ad esprimere a parole quello che sentivo dentro, e sono arrivata alla frase "all'estero sarò da sola quasi in tutto e per tutto: avrò la possibilità di vedere quali sono i miei limiti, se li posso superare o no, e voglio in qualche modo poter conoscere me stessa. In Italia ho sempre potuto agire in modo da non dover nemmeno sfiorare i miei limiti, perché ero facilitata forse dalla lingua, forse dai miei genitori, forse dai miei amici. All'estero dovrò parlare una lingua che non mi appartiene, e gestirmi tutte le situazioni possibili e immaginabili da sola: penso che i miei limiti li troverò eccome".
Ho quindi potuto esprimere tutta la mia vena poetica (che però è veramente quello che penso ahha), e date le domande di Andrea (il volontario), ero quasi sicura che il colloquio me lo stesse facendo lui. Invece abbiamo sentito aprirsi la porta dove facevano i colloqui e ne è uscita una mia carissima amica, e abbiamo potuto scambiarci due parole prima che mi chiamassero. Mi ha subito tranquillizzata, mi ha detto che era una chiacchierata tutta focalizzata su di me, su cosa faccio nella vita, sui miei interessi e quindi quando mi hanno detto che potevo entrare, mi sono schiarita la voce e sono entrata con il mio
L'aula era minuscola, c'erano due tavoli attaccati tra loro, e da una parte c'ero io, dall'altra i tre membri della commissione: un signore sulla settantina e due ragazze sui vent'anni. Si sono presentati subito, mi hanno raccontato dove erano stati con Intercultura e mi hanno offerto delle caramelle e dell'uva. L'atmosfera era leggera, abbiamo fatto battute e chiacchierato allegramente, anche se avevo come l'impressione di star dicendo qualcosa di sbagliato. Infatti la ragazza che conduceva il colloquio (visto che l'altra prendeva solo appunti e il signore interveniva ogni tanto), qualche volta guardava in modo strano Andrea, ed ero nella situazione di non saper davvero cosa dire, perché insomma, non era un colloquio a cui mi sarei potuta preparare! Non c'erano risposte giuste o sbagliate, almeno credo: il candidato doveva rispondere il più sinceramente possibile, e non so in base a cosa determinassero la mia idoneità.
Sono rimasta dentro circa cinquanta minuti a parlare ininterrottamente e a rispondere alle domande più disparate: parlare del mio rapporto con i famigliari, del mio gruppo di amici, della scuola, di film e libri che mi piacciono, se leggo i giornali, di definirmi con tre aggettivi, di quali sarebbero state le cose che più mi avrebbero messo in difficoltà all'estero e infine abbiamo discusso dei Paesi che avevo messo tra le preferenze. Ci sono state altre 6419 domande che non mi ricordo, ma nel complesso è stato molto tranquillo.
Quando sono uscita avevo questa sensazione un po' strana, ero quasi certa che non mi avrebbero presa, ma a distanza di quindici ore ci sto un po' ripensando. La seconda fase della selezione adesso sta nella visita che verranno a fare i volontari a casa mia, incontreranno i miei genitori e i miei fratelli, e poi ci sarà l'esame di inglese, ma per quello non sono affatto preoccupata.
Che dire, devo ancora cominciare a scrivere la lettera di presentazione perché sto ancora raccogliendo un po' di idee e pensieri. Sono a buon punto con la compilazione dei moduli della scuola e del medico, quindi sono ancora tranquilla.
Un abbraccio e alla prossima settimana con gli sviluppi!
Bianca

