domenica 22 novembre 2015

#3 Colloquio individuale

Ciao a tutti! Come state?
Io sono sempre più in fermento con l'organizzazione dell'anno all'estero e sto pian piano entrando nell'ottica che, se dovessero prendermi, tra meno di un anno sarà chissà dove in qualche parte del mondo. Incredibile, eh?

Oggi volevo raccontarvi soprattutto del colloquio individuale che ho fatto ieri con i volontari di Intercultura, per fare in modo che loro potessero conoscermi meglio, sentirmi parlare, spiegare le ragioni per cui avevo scelto determinati Paesi, ma mi hanno fatto tantissime domande anche sulla mia famiglia.

Quando sono arrivata nella sede dei volontari di Trento, ero veramente agitata. Era come dover andare a fare una verifica senza aver nemmeno aperto il libro. Alle attività di gruppo mi avevano detto che il colloquio sarebbe stata una chiacchierata molto informale e tranquilla, ma se non fossi stata agitata mi sarei seriamente preoccupata ahah
All'ingresso mi ha accolto un volontario che avevo già incrociato altre volte e a cui avevamo fatto varie domande, ed è riuscito subito a mettermi a mio agio e mi ha portata in un corridoio (la sede era un labirinto!) dove siamo stati circa un quarto d'ora seduti su un divano a chiacchierare del test e delle attività di gruppo che avevo fatto, mi ha chiesto cosa ne pensassi e poi abbiamo discusso brevemente dei Paesi che avevo scelto. Mi ero preparata il discorso del perché volessi partire, e quindi ho potuto farne sfoggio ed ero veramente fiera di me perché mi è venuto fuori del tutto naturale ahah
Ho passato quasi i tre giorni prima ad arrovellarmi sul trovare delle motivazioni convincenti, o in qualche modo a riuscire ad esprimere a parole quello che sentivo dentro, e sono arrivata alla frase "all'estero sarò da sola quasi in tutto e per tutto: avrò la possibilità di vedere quali sono i miei limiti, se li posso superare o no, e voglio in qualche modo poter conoscere me stessa. In Italia ho sempre potuto agire in modo da non dover nemmeno sfiorare i miei limiti, perché ero facilitata forse dalla lingua, forse dai miei genitori, forse dai miei amici. All'estero dovrò parlare una lingua che non mi appartiene, e gestirmi tutte le situazioni possibili e immaginabili da sola: penso che i miei limiti li troverò eccome".
Ho quindi potuto esprimere tutta la mia vena poetica (che però è veramente quello che penso ahha), e date le domande di Andrea (il volontario), ero quasi sicura che il colloquio me lo stesse facendo lui. Invece abbiamo sentito aprirsi la porta dove facevano i colloqui e ne è uscita una mia carissima amica, e abbiamo potuto scambiarci due parole prima che mi chiamassero. Mi ha subito tranquillizzata, mi ha detto che era una chiacchierata tutta focalizzata su di me, su cosa faccio nella vita, sui miei interessi e quindi quando mi hanno detto che potevo entrare, mi sono schiarita la voce e sono entrata con il mio miglior sorriso, un po' più tranquilla.

L'aula era minuscola, c'erano due tavoli attaccati tra loro, e da una parte c'ero io, dall'altra i tre membri della commissione: un signore sulla settantina e due ragazze sui vent'anni. Si sono presentati subito, mi hanno raccontato dove erano stati con Intercultura e mi hanno offerto delle caramelle e dell'uva. L'atmosfera era leggera, abbiamo fatto battute e chiacchierato allegramente, anche se avevo come l'impressione di star dicendo qualcosa di sbagliato. Infatti la ragazza che conduceva il colloquio (visto che l'altra prendeva solo appunti e il signore interveniva ogni tanto), qualche volta guardava in modo strano Andrea, ed ero nella situazione di non saper davvero cosa dire, perché insomma, non era un colloquio a cui mi sarei potuta preparare! Non c'erano risposte giuste o sbagliate, almeno credo: il candidato doveva rispondere il più sinceramente possibile, e non so in base a cosa determinassero la mia idoneità.
Sono rimasta dentro circa cinquanta minuti a parlare ininterrottamente e a rispondere alle domande più disparate: parlare del mio rapporto con i famigliari, del mio gruppo di amici, della scuola, di film e libri che mi piacciono, se leggo i giornali, di definirmi con tre aggettivi, di quali sarebbero state le cose che più mi avrebbero messo in difficoltà all'estero e infine abbiamo discusso dei Paesi che avevo messo tra le preferenze. Ci sono state altre 6419 domande che non mi ricordo, ma nel complesso è stato molto tranquillo.
Quando sono uscita avevo questa sensazione un po' strana, ero quasi certa che non mi avrebbero presa, ma a distanza di quindici ore ci sto un po' ripensando. La seconda fase della selezione adesso sta nella visita che verranno a fare i volontari a casa mia, incontreranno i miei genitori e i miei fratelli, e poi ci sarà l'esame di inglese, ma per quello non sono affatto preoccupata.

Che dire, devo ancora cominciare a scrivere la lettera di presentazione perché sto ancora raccogliendo un po' di idee e pensieri. Sono a buon punto con la compilazione dei moduli della scuola e del medico, quindi sono ancora tranquilla.

Un abbraccio e alla prossima settimana con gli sviluppi!

Bianca

domenica 15 novembre 2015

#2 Colloquio psico-attitudinale e attività di gruppo

Rieccoci! 
Oggi voglio parlare nei dettagli di quello che ho dovuto fare una volta iscritta ufficialmente a Intercultura, quindi molto probabilmente se non sei interessato a candidarti con quest'associazione, ti consiglio direttamente di passare al prossimo post:)

Una volta iscritto online a Intercultura, attraverso un sito che si chiama AFS dove ti chiedono informazioni personali (le solite durante un'iscrizione: nome, cognome, data di nascita, indirizzo e potrei andare avanti per tre ore), ti spedisono una mail in cui ti dicono che la tua iscrizione è stata accettata e ti fanno compilare altri moduli (sempre online che si sbloccano una volta iscritto).  
In questi devi caricare la pagella dei tuoi anni precedenti, le carte d'identità dei tuoi genitori, una tua foto e rispondere a delle domande personali, per esempio ti chiedono di descriverti, parlare del tuo carattere e del tuo rapporto con i familiari, se hai mai viaggiato all'estero e cosa ti aspetti da Intercultura. Bisogna inviare tassativamente questo fascicolo online entro la data del colloquio, che ti viene inviata in una mail appena dopo la tua iscrizione. Questo fascicolo è importante ma solo relativamente, perché serve a quelli della commissione del colloquio a conoscerti e non per venire giudicato su base nazionale, non ancora almeno:)

Nella mail di cui ti ho parlato prima, inoltre, ti dicono anche la data del colloquio psico-attitudinale, quella delle attività di gruppo e quella del colloquio individuale. 

Ieri sono andata a fare il colloquio psico-attitudinale, che era difficile da prendere con serietà perché c'erano delle domande talmente ridicole che non sapevi come reagire. Ci hanno divisi in vari gruppi (in base all'orario di arrivo) e ci hanno consegnato una busta in cui c'era un righello, due fogli bianchi, una tratto-pen, un libretto con i quesiti, tre fogli già pronti per rispondere alle domande e dei codici a barre. 
Abbiamo cominciato disegnando un albero a frutto (che potrebbe seriamente compromettere la mia partenza visto il mio talento innato nel disegnare) e poi abbiamo comcinato il test vero e proprio. Nella prima parte c'erano delle domande vero/falso che ci chiedevano di noi, se per caso sentiamo delle cose che gli altri non sentono, se vogliamo bene ai nostri genitori, se abbiamo gli incubi e altre domande simili (ci siamo fatti le meglio risate, veramente ahahah). Nella seconda parte invece ci chiedevano se ci piace il nostro corpo, se ci abbuffiamo, se pensiamo spesso alla dieta e quello che mi è rimasto più impresso è se ci piace la forma del nostro sedere. Se in questo momento state ridendo, vi capisco.
Nella terza e ultima parte, invece, ci facevano domande varie sulle emozioni, e dato che le risposte erano da dare su un foglio di risposte tipo PET, a un certo punto mi sono cominciati 
a girare gli occhi e ho confuso qualche crocetta, quindi se dovessero prendermi per una squilibrata, non me ne sorprenderei troppo. Preparatevi quindi a 68426842 domande che vi faranno chiedere che cavolo ci state a fare lì, e dotatevi di taanta pazienza.

Al termine del test, ci hanno raggruppati tutti nuovamente insieme e ci hanno distribuito dei cataloghi "Paese che vai, usanza che trovi", dove sono descritti nel dettaglio i paesi in concorso con testimonianze e informazioni di ogni genere.

A questo punto la prima parte del programma è finita e siamo diventati ufficialmente dei possibili Exchange Student.

Ci hanno dato anche un fascicolo, che serve a stipulare un vero e proprio contratto tra noi e Intercultura. Ci sono da compilare milioni di moduli con informazioni di tutti i generi, sopratutto per poter accedere alle borse di studio. Ci hanno anche detto che a breve sul sito AFS verranno sbloccati dei nuovi contenuti che dobbiamo compilare assolutamente entro il 6 dicembre, in inglese, con l'aggiunta dei voti che abbiamo attualmente a scuola (firmati e controfirmati da un insegnante) e un certificato medico. Questo fascicolo è la nostra carta d'identia livello nazionale che ci permette di essere inseriti nella graduatoria ed è anche la nostra presentazione per la nostra host-family

Oggi invece ho partecipato alle famose "attività di gruppo", che si svolgevano in gruppi di circa dodici persone.  Ci hanno detto espressamente di non dire a nessuno cosa abbiamo fatto nel dettaglio per non rovinare la sorpresa, ma ti posso garantire che è stata una chiacchierata tranquillissima, divertente e ci ha fatto sentire ancora di più parte del programma. 
  
 Il 21 novembre ho il colloquio individuale, in cui mi analizzeranno come una cavia e dovrò quindi prepararmi il discorso del perché voglio partire ahah dopo quello, devo sostenere un esame di inglese (del livello circa A2-B1), che devono fare i ragazzi che hanno chiesto di partire per gli USA, per l'Honduras, per l'India e un paese che non ricordo.
Fatto quello, finirò di compilare il fascicolo online e, cosa più importante, dovrò scrivere la mia lista di preferenza per gli stati. Sono ancora abbastanza indirizzata verso il Canada (nonostante il programma annuale sia solo in quello francofono, spero di finire in una famiglia francese che parli bene anche l'inglese, in modo da poter fare 2 in 1). Voglio anche inserire USA, Sudafrica e forse anche un paese del nord (Svezia o Norvegia). Sono davvero ancora molto indecisa su questi ultimi, e voglio parlarne con i volontari durante il colloquio per capire cosa veramente voglio fare.

A questo punto devo decidere se partire con Intercultura e correre il rischio di non andare nei Paesi dove vorrei andare, oppure andare con un'altra associazione e andare dove voglio. Devo ancora pensarci, ma non posso metterci troppo visto che mi diranno se ho vinto un posto con Intercultura alla fine di febbraio, e il termine di iscrizione per le altre associazioni è verso gennaio. 

 Vi farò sicuramente sapere com'è andato il colloquio e l'esame di inglese, spero di essere stata anche di minimo aiuto per voi. Fatemi sapere cosa avete in mente di fare voi per il vostro anno all'estero.

Un abbraccio, Bianca 

PS: Se vi doveste star chiedendo il motivo di questo blog, dire che ho deciso di cominciarne uno per aiutare i nuovi Exchange Students indecisi sulle associazioni a cui rivolgersi o vogliono poter sapere nei dettagli le emozioni che uno studente all'estero prova o che cosa combina, ma soprattutto per potermi ricordare per sempre di quest'esperienza che andrà ad essere una delle più importanti delle mia vita.  

lunedì 2 novembre 2015

#1 Riordinare le idee

Ciao! Mi chiamo Bianca, ho quindici anni e sto cominciando a organizzare le idee per il mio quarto anno all'estero. Frequento un liceo scientifico piuttosto impegnativo a Trento e fino a circa una settimana fa, ero certa di passare un solo semestre all'estero: non volevo perdermi troppa scuola in Italia per non aver problemi a recuperare e avevo sentito anche dire che la quarta liceo era la più bella di tutte. Non volevo perdermi un intero anno del mio liceo per qualcosa che in fondo mi serviva solo in parte. Parlerò anche di questo.
Fare l'anno all'estero è sempre stato qualcosa che avrei fatto, non c'erano storie, i miei soprattutto erano quelli a insistere. E poi vabè, la voglia di imparare l'inglese e vivere nuove esperienze c'è sempre stata.
Quando sono andata all'incontro di Intercultura non ero ancora sicura di niente: tra i miei desideri principali c'era quello di andare in Canada, per poter imparare l'inglese e frequentare una scuola di buon livello in modo da non perdere troppo una volta tornata in Ialia. Dopo l'incontro è tutto cambiato: ho parlato con una ragazza che aveva passato un anno in Giappone senza sapere una parola, e mi sono resa conto che in fondo oltre all'imparare la lingua dovevo anche sfruttare l'opportunità e godermi l'esperienza. 
Mi viene quindi il trip di inserire tra le preferenze anche un paese del nord Europa (ovviamente il tutto per via teorica, la vera iscrizione l'ho fatta solo ieri, ma ne parlerò più avanti), oltre a Germania, Honduras e Cile tra i più improbabili. 
Io e mia mamma siamo andate a parlare con un ragazzo, figlio di una sua amica, che ha trascorso un anno in Russia con Intercultura e ci siamo fatte raccontare un po' in generale di quello che aveva sperimentato. Era più che felice, ma in famiglia non si era trovato troppo bene. Tra l'altro ci ha raccontato, ma questo chiaramente non c'entra nulla con Intercultura, di un ragazzo che nella sua host-family era talmente antipatico al suo host-brother, che questo gli ha dato fuoco alla camera mentre lui era dentro. Terrificante. 
Vabé, torno a casa felice e contenta, sempre più convinta di iscrivermi ad Intercultura, se non fino a quando mi arriva il messaggio vocale della mia migliore amica che mi chiede perché vado con Intercultura, visto che la mia priorità è la lingua e che con quell'associazione rischio di non finire in un paese anglofono. Aveva ragione. Allora ho tirato fuori tutti i cataloghi delle associazioni che ci avevano dato a scuola, in particolare quello di YouAbroad e di Talk Business, che durante una breve presentazione erano quelle che ci avevano colpito di più, e ricominciato a studiarli tutti da capo.
C'è sicuramente da dire che senza borse di studio, il mio viaggio all'estero senz'altro sarà infattibile, e soprattutto a mia mamma piaceva Intercultura perché permetteva di averne alcune veramente valide. Ma dato che ci sono borse di studio anche regionali, abbiamo deciso, dopo lunghe riflessioni (!), di iscrivermi inizialmente al colloquio con Intercultura (visto che il termine per le iscrizioni è il 10 novembre), vedere un po' cosa mi dicono, anche perché dovrebbero un minimo aiutarmi nella scelta di luogo e durata, e nel caso dovessi finire in un posto sperduto dove manco si parla inglese, concorrerei al bando per le borse di studio regionali e partirei con YouAbroad.
Con Intercultura un anno in Canada è infattibile, visto che il Canada di un anno è solo quello francofono, quindi in caso si tratterebbe di andare in USA oppure in Sudafrica. Se nessuna di queste due possibilità fosse realizzabile, allora partirei direttamente con YouAbroad per il Canada o gli USA, e in casi estremi con Talk Business per UK e Irlanda. 

Parliamo della pre-iscrizione:
Una volta inseriti i dati nel sito di Intercultura e fatto il pagamento per il colloquio, mi hanno detto subito l'ora del colloquio individuale e dei moduli da compilare online in cui devo presentarmi, parlare di me, della famiglia, attività sportive eccetera. Tra l'altro, devo inserire anche i paesi di preferenza, ma aspetto di farlo ancora per qualche giorno perché voglio essere sicura cento per cento. Se poi voglio concorrere per i concorsi di paesi dove si parla inglese, devo sostenere un esame per verificare di avere un livello minimo. Non sono preoccupata per l'esame, ma molto di più per il colloquio, visto che dire che voglio andare con loro in un paese solo per imparare la lingua è come bestemmiare ahah

Sono così paurosa a compilare i moduli e dire per quanto voglio stare via, anche perché ho letto dei blog di due ragazze Exchange (se vi interessano, sono questo e questo), di cui una diceva che un anno era troppo lungo, e dopo quattro mesi avrebbe voluto aver deciso di rimanere per sei invece che per dieci. Diceva anche che la scuola americana (dove stava lei), era totalmente diversa da quella italiana, e aveva l'impressione di non fare nulla e di perdere solo tempo, visto che ormai l'inglese l'aveva imparato eccome. 
Però penso che se decidessi di partire per sei mesi, sicuramente in futuro me ne pentirei, e comunque tornare alla scuola italiana a gennaio dopo aver perso sei mesi e doversi rimettere al passo sarebbe una missione suicida. E anche se dovessi aver difficoltà a recuperare l'estate del mio ritorno, non importa: la vita è una e devo viverla senza dovermi preoccupare di riuscire sempre ad avere ottimi voti e riuscire in tutto senza un minimo di sforzo. Se uscirò dalla maturità con un voto basso non importerà: la mia esperienza l'ho fatta e nessuno può togliermi quello che ho vissuto e imparato. 
Avevo paura di partire per  sei mesi per perdermi troppo di quello che avrebbero vissuto i miei compagni senza di me, ma ho capito anche che quello che perderò in Italia lo guadagnerò all'estero, trovando una seconda famiglia, nuovi amici, guadagnando l'autonomia, imparando una nuova lingua, una nuova cultura, un nuovo modo di vivere e di pensare. Potrò staccarmi per un anno da questa realtà quotidiana che sta cominciando lentamente a sembrarmi monotona e ripetitiva, per poi tornare e apprezzare ogni piccola cosa che mi ero lasciata indietro. Pentirmi di essere partita per un anno invece di un semestre solo, succederà solo una volta arrivata nel mio host-country, e tutto quello che posso fare per ora è solo fantasticare su quanto sarà bello, aver paura di lasciare per un anno la mia famiglia, pensare a come sarà senza qualcuno che mi conosce come il palmo della sua mano e dover finalmente affrontare la mia vita e la me stessa che tante volte tendo a nascondere e seppellire. 
In questo viaggio voglio trovare me stessa, voglio trovare quello che sono e quello che voglio fare, voglio sentire sulla mia pelle cosa vuol dire essere da soli in una realtà che non ci appartiene. 
Ma alla fine, sono solo dall'altra parte del mondo no?

Bianca



I sogni muoiono solo se muoiono i sognatori